PREPARIAMOCI ALLA DOMENICA

Letture della domenica

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

 

 

Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Verde 

Antifona d'ingresso
Nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al mio risveglio mi sazierò della tua presenza. (Cf. Sal 16,15)

Colletta
O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità
perché possano tornare sulla retta via,
concedi a tutti coloro che si professano cristiani
di respingere ciò che è contrario a questo nome
e di seguire ciò che gli è conforme.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

Oppure (Anno C):
Padre misericordioso,
che nel comandamento dell'amore
hai portato a compimento la legge e i profeti,
donaci un cuore capace di misericordia
affinché, a immagine del tuo Figlio,
ci prendiamo cura dei fratelli
che sono nel bisogno e nella sofferenza.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Dt 30,10-14)
Questa parola è molto vicina a te, perché tu la metta in pratica.

Dal libro del Deuteronòmio

Mosè parlò al popolo dicendo:
«Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima.
Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: “Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Non è di là dal mare, perché tu dica: “Chi attraverserà per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica».

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 18)
Rit: I precetti del Signore fanno gioire il cuore. 

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.

SECONDA LETTURA (Col 1,15-20)
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossèsi

Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perché in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli.

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Gv 6,63.68)
Alleluia, alleluia.
Le tue parole, Signore, sono spirito e vita;
tu hai parole di vita eterna.
Alleluia.

VANGELO (Lc 10,25-37)
Chi è il mio prossimo? 

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Cristo non ci chiede di vivere la sua parola da spettatori esterni. La fedeltà alla propria missione gli è costata la vita. Anche noi, per essere Cristiani, dobbiamo dare noi stessi.
Preghiamo insieme e diciamo: Signore, fa’ che la tua parola s’incarni in noi.

1. Perché non rimandiamo mai nessun atto d’amore ad un ipotetico domani. Preghiamo.
2. Perché la nostra fedeltà alla giustizia sia all’altezza di quella che chiediamo agli altri. Preghiamo.
3. Perché impariamo a considerare la sequela di Gesù una scelta che realizza la nostra vita. Preghiamo.
4. Perché ci ricordiamo sempre che molti degli atti più grandi nell’amore sono stati compiuti dai piccoli e dagli ultimi. Preghiamo.

O Padre, la tua forza supera di gran lunga la nostra. Aiutaci a fare il bene anche quando le nostre possibilità vacillano. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

Preghiera sulle offerte
Guarda, o Signore, i doni della tua Chiesa in preghiera
e trasformali in cibo spirituale
per la santificazione di tutti i credenti.
Per Cristo nostro Signore.



Antifona di comunione
Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio.
Beato chi abita nella tua casa: senza fine canta le tue lodi. (Sal 83,4-5)

Oppure:
Dice il Signore: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue
rimane in me e io in lui». (Gv 6,56)

Oppure (Anno C):
Il buon samaritano ebbe compassione.
«Va' e anche tu fa' lo stesso». (Cf. Lc 10,37)

Preghiera dopo la comunione
O Signore, che ci hai nutriti con i tuoi doni,
fa' che per la celebrazione di questi santi misteri
cresca in noi il frutto della salvezza.
Per Cristo nostro Signore.

Fonte Sito: www.lachiesa.it

 

MEDITIAMO LA PAROLA DI DIO

Invece

 

Come devo fare per essere felice? Per avere in me la vita di Dio, l’Eterno?

Come leggi la Parola?, chiede Gesù al dottore della Legge. E a me.

Come. Non cosa, quale. Come: con che desiderio, con quanto rispetto, con quanta attenzione e cura.

Amerai, ha letto lo studioso.

L’amore declinato al futuro. L’amore proiettato in avanti. L’amore che diventa consapevolezza di essere agapetoi, amati da Dio e la scelta di ricambiare, di amare Dio con forza, con intelligenza, con passione. Per essere colmati di quell’amore divino per poterlo donare agli altri.

Come un’eccedenza, come il cuore che tracima. Ha letto bene, ha capito, sa.

Giusto: si tratta solo di vivere in quell’amore, giorno per giorno, un piccolo passo possibile alla volta, chiosa il Signore.

È in imbarazzo, ora, il teologo. Sa ma non sa come vivere ciò che sa.

La sua fede è chiusa nella sua bella teoria. Nella sua straordinaria elucubrazione.

Amare è fatica, libertà, dono, rinuncia, concretezza. Tanta roba, forse troppa.

Allora cerca di svicolare, di restare nella mente, nelle sue piccole categorie.

Come se l’amore si potesse comprimere e organizzare.

Amare , d’accordo, ma quale prossimo?

L’ebreo che vive i precetti, come dicono i rabbini farisei, escludendo i superficiali?

O amare tutti i fratelli ebrei come osavano i più aperti (ovviamente amare i non ebrei non era un’opzione contemplata)? Sorride, ora, il Maestro.

Briganti

Nel tratto di ventisette chilometri che separano la capitale dalla città di Gerico, mille metri di dislivello nel roccioso deserto di Giuda, si viaggia in carovana per non cadere in mano ai briganti.

Un tale, imprudente, viaggia da solo, viene rapinato e ferito, lasciato morente a bordi della strada.

È un uomo che scende da Gerusalemme. Non sappiamo nulla di lui né nulla sapremo.

Di che religione è, se è una persona onesta o un malandrino, se è una vittima o un carnefice.

Per caso passano di là prima un prete, poi un cantore/lettore.

Per caso: l’incontro col fratello bisognoso è sempre casuale, lo incrociamo mentre prendiamo il treno o per strada.  I due, probabilmente, hanno appena concluso il servizio al tempio. Un’intera settimana passata a lodare Dio e a chiedere misericordia.

Misericordia che negano al malcapitato.

Fanno finta di non vedere, tirano dritto.

Non si fermano perché passano per caso. Il malcapitato non rientra nel loro progetto, è un intralcio, una scocciatura.

Ipocriti

Non fate gli ipocriti: anch’io avrei fatto lo stesso. Anche voi.

Che ne sanno di chi è quel tale e cosa è successo? E se fosse un regolamento fra bande? E se avesse l’AIDS? E se i briganti tornassero?

Meglio chiamare soccorsi, se la vedranno i paramedici e le forze dell’ordine, meglio non immischiarsi. Poi magari ti becchi pure una coltellata.

Hanno Dio nel cuore, sulle labbra, fanno discorsi sensati, prudenti. 

Non sono malvagi, brava gente. Sono solo paurosi. Far finta di non vedere è meglio.

Gesù non li biasima, né li condanna: sono figli del loro tempo.  E del loro Tempio.

E del loro Dio da venerare e omaggiare con incensi e olocausti. Nel Tempio.

Perché fuori il mondo non esiste, è brutto e cattivo, è un covo di vipere.

Come troppo spesso facciamo noi.

Invece

Invece un samaritano.

È in viaggio, non passa per caso. Ha una meta. Perché il viaggio non è definito dal punto di partenza ma da dove si desidera arrivare. È in cammino, è per strada, come sono i discepoli veri.

Irrequieti per grazia.

Un samaritano. Ma dai!

Tutti si aspettavano che Gesù facesse entrare in scena un pio devoto laico, un credente adulto e motivato, non bigotto e formale, magari simile a qualcuno presente fra la folla. 

Chiunque, ma non un samaritano.

Dire “samaritano” ad un ebreo era un insulto e l’odio fra i due popoli era radicato.

Siamo noi ad averlo chiamato “buono”. Non sappiamo nulla di lui, magari è un delinquente, un miscredente, un opportunista.

Ma è ciò che fa che è “buono”.

 

Non va a cercarsi la persona da aiutare, è la vita che ce la mette in mezzo ai piedi continuamente. Il samaritano vede un uomo, non un nemico, non uno dell’altra squadra. 

Un uomo che ha bisogno. E il suo è anzitutto un bisogno di compassione.

Cum-patire, patire insieme. Sa che potrebbe essere lui, esangue, al bordo della strada. 

Si ferma, agisce, si prende cura di lui e all’albergatore, pagato, chiederà di fare lo stesso.

Il sentimento diventa azione. Azione che gli fa perdere tempo, soldi, che gli fa correre dei rischi.

Non fa il salvatore della patria, ha la sua vita, continua il suo viaggio impegnandosi, di ritorno, a fermarsi per saldare eventuali debiti. Accompagna e affida. 

Piccoli passi possibili

Non può risolvere tutti i problemi.

È l’obiezione che mi sento rivolgere continuamente: come faccio a fermare la guerra se nessuno mi ascolta?

Vero: io, però, posso ostinarmi a costruire un metro quadrato di pace intorno a me.

Cosa vuoi che faccia la mia protesta di cittadino se intorno tutti rubano e se ne fregano?

Giusto: io, però, voglio consegnare a mio figlio un mondo migliore e mi comporto onestamente.

Ha ancora senso cercare di accogliere i nostri ragazzi, ora che il mondo occidentale disprezza il cristianesimo?

D’accordo: io, però, continuo a parlare del magnifico volto di Dio sperando che qualcuno se ne accorga.

Come faccio a difendere una Chiesa sempre più demotivata e stanca, attenta a difendere il fortino piuttosto che ad uscire a dire di Dio?

Vero: ma la Chiesa è ciò che costruisco insieme a chi vuole vivere sul serio il Vangelo.

 

La mia è solo una goccia nell’oceano. Una sola.

Ma questa non è una buona ragione per non farla cadere nell’acqua.

Se ci siamo scoperti amati, se abbiamo una strada da percorrere, facciamo la differenza.

È normale scoraggiarsi, avere paura, difendersi, far finta di niente.

È evangelico farsi prossimo a chi incontreremo in questa settimana.

Compiendo piccoli passi possibili. Invece di rassegnarsi.

 Fonte sito: https://paolocurtaz.it/