Home » PREPARIAMOCI ALLA DOMENICA

PREPARIAMOCI ALLA DOMENICA

Letture della domenica

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

 

 

Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Verde 

Antifona d'ingresso
Gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
cercate sempre il suo volto. (Sal 104,3-4)

Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
accresci in noi la fede, la speranza e la carità,
e perché possiamo ottenere ciò che prometti,
fa' che amiamo ciò che comandi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

Oppure (Anno C):
O Dio, che sempre ascolti la preghiera dell'umile,
guarda a noi come al pubblicano pentito,
e fa' che ci apriamo con fiducia alla tua misericordia,
che da peccatori ci rende giusti.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Sir 35,15-17.20-22)
La preghiera del povero attraversa le nubi.

Dal libro del Siràcide

Il Signore è giudice
e per lui non c’è preferenza di persone.
Non è parziale a danno del povero
e ascolta la preghiera dell’oppresso.
Non trascura la supplica dell’orfano,
né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi la soccorre è accolto con benevolenza,
la sua preghiera arriva fino alle nubi.
La preghiera del povero attraversa le nubi
né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto
e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 33)
Rit: Il povero grida e il Signore lo ascolta. 

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.

Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia.

SECONDA LETTURA (2Tm 4,6-8.16-18)
Mi resta soltanto la corona di giustizia. 

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Parola di Dio

Canto al Vangelo (2Cor 5,19)
Alleluia, alleluia.
Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
affidando a noi la parola della riconciliazione.
Alleluia.

VANGELO (Lc 18,9-14)
Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo. 

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Il Signore è vicino a coloro che si accostano a lui con un cuore contrito e libero. Egli ricerca un rapporto con l’uomo nella verità.
Preghiamo insieme e diciamo: Signore, accogli la nostra preghiera.

1. Perché i fedeli laici, i diaconi, i sacerdoti, i vescovi e il Papa siano fedeli al ministero loro affidato da Cristo di annunciare il Vangelo. Preghiamo.
2. Perché per quanto misera sia la nostra condizione abbiamo il coraggio di pregare per chi sta peggio di noi. Preghiamo.
3. Perché nelle ore più buie ci ricordiamo del semplice ed immenso dono che ci hai fatto regalandoci la vita. Preghiamo.
4. Perché ricordiamo sempre che, per quanto forti possiamo sentirci, solo inginocchiandoci di fronte a te possiamo davvero tornare a casa giustificati. Preghiamo.

O Padre, l’apertura alla tua presenza richiede il riconoscimento della nostra non autosufficicenza. Aiutaci ad essere sempre coscienti dei nostri limiti e sereni di fronte ad essi. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

Preghiera sulle offerte
Guarda, o Signore, i doni che ti presentiamo,
perché il nostro servizio sacerdotale
renda gloria al tuo nome.
Per Cristo nostro Signore.



Antifona di comunione
Esulteremo per la tua vittoria
e nel nome del nostro Dio alzeremo i vessilli. (Sal 19,6)

Oppure:
Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi,
offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore. (Ef 5,2)

Oppure (Anno C):
Il pubblicano si batteva il petto dicendo:
«O Dio, abbi pietà di me peccatore».
E tornò a casa sua giustificato. (Lc 18,13-14)

Preghiera dopo la comunione
Si compia in noi, o Signore,
la realtà significata dai tuoi sacramenti,
perché otteniamo in pienezza
ciò che ora celebriamo nel mistero.
Per Cristo nostro Signore.

Fonte Sito: www.lachiesa.it

 

 - Parrocchia San Gregorio Magno

MEDITIAMO LA PAROLA DI DIO

Commento al Vangelo

In questa trentesima domenica del Tempo Ordinario, il Vangelo ci presenta una parabola che Gesù rivolge a coloro che si ritenevano giusti e disprezzavano gli altri. È una scena semplice ma profondamente rivelatrice: due uomini salgono al Tempio per pregare. Uno è fariseo, l'altro pubblicano. Due figure opposte, due modi di stare davanti a Dio. Il fariseo è un uomo rispettato, osservante, devoto. La sua preghiera è un elenco di meriti: digiuna, paga la decima, non è ladro né adultero. Inizia la sua preghiera con un termine molto bello: «grazie» (v. 11); possiamo dire che la sua è una lode sotto forma di ringraziamento ma guidata da un'idea distorta di Dio e di se stesso. Utilizza Dio per gloriarsi; a parole si rivolge a Dio ma il suo cuore non è rivolto a Lui. Non ringrazia per la grazia ricevuta ma per la propria superiorità: «Ti ringrazio perché non sono come questo pubblicano». Il problema non è ciò che fa ma il disprezzo che nutre. La sua preghiera non è dialogo con Dio ma specchio della propria vanità. Diceva bene p. Silvano Fausti che «il nostro fariseismo esce proprio tutto bene quando preghiamo. E non a caso! La preghiera è specchio della verità: ci fa vedere tutto il male di cui accusiamo gli altri [...] Non c'è preghiera senza umiltà» (Silvano Fausti, Una comunità legge il Vangelo di Luca, Edb, Bologna 2010, p. 610). Senza umiltà lodiamo noi stessi, non ci rivolgiamo a Dio. Il fariseo compirà anche opere buone ma non prega, non attende nulla da Dio, è già pieno di sé; perciò, riesce a proferire solo parole vuote.

Il pubblicano, invece, si ferma a distanza. Non osa alzare lo sguardo, si batte il petto e implora: «Abbi pietà di me». È consapevole della sua fragilità, e proprio questa umiltà apre il cuore di Dio. Non si giustifica, non si paragona ma si affida. La sua preghiera nasce dalla povertà interiore, dalla coscienza di non bastarsi. Non lo precedono le sue opere buone, come nel caso del fariseo, ma il disprezzo e il pregiudizio che patisce in quanto pubblicano; e si pone di conseguenza, non come un giusto ma come un mendicante. Dio ha una debolezza per gli umili, tanto che ci dice il Siracide «la preghiera degli umili penetra le nubi» (Sir 35,21), perciò spalanca il suo cuore davanti a chi si riconosce bisognoso. Potremmo dire che, addirittura, il pubblicano quasi non prega, non si sente degno, non chiede, non loda, parla con Dio ma: «dice» (v13), cioè si rapporta con semplicità, con consapevolezza di chi è lui e chi è Dio. Scriveva la teologa Rosanna Manes: «Dio non ama i cantieri della tracotanza umana ma le immersioni nell'oceano della sua misericordia, non ama le preghiere autocelebrative ma i genuini colloqui di chi ha il coraggio di voltare pagina, contemplando non se stesso allo specchio ma il Volto dei volti, quello che solo restituisce all'uomo e alla donna i loro autentici connotati».

Questa parabola ci interroga: non basta chiedersi quanto preghiamo ma come lo facciamo. Qual è la disposizione del nostro cuore? Il Signore non disprezza il pubblicano per il suo stile di vita né elogia il fariseo per le sue opere buone, ma ci fa andare al cuore del loro modo di porsi rispetto all'idea stessa di Dio. La preghiera umile ci aiuta a cogliere le giuste proporzioni fra noi e il Creatore, facendoci riconoscere come mendicanti. La nostra povertà, irriducibile e vera, è il varco attraverso cui l'Infinito si avvicina. È l'unica realtà che può dialogare con la tenerezza dell'Altissimo, raccogliendone i sussurri e rispondendo con la fiducia di chi non ha nulla da difendere.

 Fonte sito: La chiesa.it

LISTA DEI SITI CATTOLICI IN ITALIA

LISTA DEI SITI CATTOLICI IN ITALIA - Parrocchia San Gregorio Magno

L'elenco piu' completo ed aggiornato dei siti cattolici presenti in Italia.

Privacy Policy